Nanga Parbat

Nanga Parbat

Il Nanga Parbat è un monte della catena Himalayana nord-occidentale ed è la nona montagna più alta del mondo: la sua vetta raggiunge gli 8125 metri.

Situato nella regione pakistana di Gilgit–Baltistan, è conosciuto anche con il nome sanscrito di Diamir, ossia la montagna degli dei. Si erge infatti maestoso tra una serie di rilievi più bassi.

La sua formazione è attribuita all’orogenesi del Pliocene, un periodo durante il quale le montagne dell’Himalaya si sono sviluppate a causa della collisione tra la placca indiana e quella euroasiatica.

Nanga Parbat

 

Il Nanga Parbat è noto per le sue caratteristiche geografiche uniche, tra cui ripide pareti verticali di roccia, ghiacciai, valli profonde, creste rocciose e una vasta tipologia di fauna selvatica e di vegetazione.

È una delle vette più difficili da scalare al mondo, teatro di numerosi incidenti mortali che hanno coinvolto gli alpinisti, al punto di essere soprannominata “killer mountain” (montagna assassina).

Tuttavia la vetta himalayana che ha causato il maggiore numero di morti è la montagna più alta del mondo, l’Everest.

La conformazione

Si tratta di uno dei massicci più vasti dell’Himalaya. Le sue pareti si estendono per una lunghezza fino a 7.500 metri: quella sud, localizzata sopra il campo base, è la più grande del mondo ed è completamente priva di vegetazione.

Ed è proprio per questa caratteristica che il rilievo è stato chiamato Nanga Parbat: in hindi/urdu significa montagna nuda.

Il versante della montagna nord è altrettanto imponente ed è ricoperto da una serie di grandi e ripidi ghiacciai e seracchi, che rendono la scalata estremamente pericolosa.

Come arrivare

Innanzitutto si deve arrivare in aereo a Islamabad, in Pakistan. Si prende poi un volo di linea o un autobus per la città di Skardu. Da lì ci si dirige in jeep o in autobus alla città di Diamir, che è il punto di partenza per scalare il Nanga Parbat.

Prima però di cimentarsi nell’impresa bisogna farsi rilasciare un apposito permesso dall’Ufficio Turistico del Pakistan.

È necessario affidarsi anche al supporto di una guida alpina esperta con una squadra di sostegno. La scalata richiede comunque una preparazione fisica e mentale adeguata per affrontare le lunghezze, le altezze e i climi estremi.

Posizione dei campi base

La scalata al Nanga Parbat prevede l’utilizzo di quattro campi base:

  • Campo Base I, situato a 4.800 metri
  • Campo Base II, a 5.400 metri
  • Campo Base III, a 6.100 metri
  • Campo Base IV, a 6.700 metri

Cosa fare prima di scalare il Nanga Parbat

Nanga-Parbat
  • Fai un piano di scalata dettagliato, incluso un elenco di equipaggiamento e di materiali necessari
  • Prevedi anche un piano di emergenza nel caso in cui si verifichino condizioni meteorologiche avverse o capitino altri imprevisti
  • Preparati in modo adeguato non solo fisicamente, con un programma di allenamento specifico per la scalata, ma anche psicologicamente
  • Studia la storia della montagna e le scalate precedenti, compresi i tracciati, le vie e le difficoltà che si possono incontrare
  • Segui i consigli di coloro che hanno già effettuato l’impresa
  • Assicurati di avere abbastanza acqua, cibo e un abbigliamento adeguato
  • Sottoscrivi un’assicurazione sanitaria specifica
  • Organizza un sistema di comunicazione affidabile con la base e con i membri della spedizione
  • Tieni costantemente sotto controllo i bollettini meteorologici

Cosa aspettarsi al Nanga Parbat

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Tutto dipende dal tipo di escursione che intendi fare.

Se vuoi scalare la montagna devi mettere in conto che è un‘impresa molto impegnativa. Si devono affrontare condizioni estreme come temperature glaciali, forte vento, scarsa visibilità, condizioni meteorologiche imprevedibili.

Inoltre il terreno accidentato in salita può presentare una varietà di condizioni, come neve, ghiaccio, rocce instabili e pendii ripidi.

In alternativa, è possibile organizzare un’escursione più rilassata e godersi la vista della montagna. Si possono fare escursioni a piedi nelle aree più basse, o anche fare un tour in jeep per vedere la montagna da diverse angolazioni.

Da non perdere i laghi della regione, come il lago Rama ai piedi della montagna, che incanta con i cromatismi delle sue acque.

Quando è meglio scalare il Nanga Parbat

Il periodo migliore per scalare il Nanga Parbat è durante la stagione delle piogge, che inizia all’incirca a metà di luglio e termina alla fine di agosto.

In questo arco di temp la temperatura è più mite e le condizioni meteorologiche sono più stabili.

Tuttavia, anche in questi periodi le condizioni della montagna possono cambiare rapidamente, quindi è importante essere sempre adeguatamente preparati.

Quanto è difficile scalare il Nanga Parbat

Scalare il Nanga Parbat è una delle imprese di alpinismo più difficili al mondo e una delle più pericolose.

Le sfide che gli alpinisti devono affrontare  sono molteplici e comprendono condizioni meteorologiche avverse, aria rarefatta, pendii ripidi e crepacci profondi.

Le pareti da scalare del Nanga Parbat sono generalmente consigliate solo ai più esperti, in quanto richiedono una notevole abilità.

Consigli per la scalata del Nanga Parbat

  • Acquista abbigliamento e attrezzatura adatti alle condizioni climatiche presenti sul Nanga Parbat
  • Porta con te un equipaggiamento di sicurezza come ramponi, corde, piccozze, moschettoni e caschi
  • In vista della scalata segui una dieta a base di carboidrati e proteine, includendo pasta, riso, carne e verdure
  • Chiedi il supporto di una guida alpina esperta
  • Sii preparato a gestire eventuali emergenze come mal di montagna, congelamento e lesioni
  • Fai regolarmente pause durante la scalata per riposarti e reidratarti
  • Rispetta sempre le norme di sicurezza e non correre mai alcun rischio inutile

Storia dell’arrampicata

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Il primo grande tentativo di scalata risale al 1895, quando Albert F. Mummery e la sua squadra provarono a raggiungere la cima dal versante Rakhiot. L’impresa non ebbe successo e Mummery insieme a due dei suoi compagni di squadra persero la vita.

La prima ad arrivare in cima è stata la spedizione guidata da Karl Maria Herrligkoffer nel 1953, che ha portato in vetta Hermann Buhl, dal versante Rakhiot a nord-est, salendo verso il Rakhiot Peak (7.070 m) a est della vetta.

Ripercorriamo brevemente insieme la storia delle scalate al monte Nanga Parabat:

  • Viene portata a termine la seconda ascensione da una squadra tedesca, lungo la parete Diamir (che oggi è considerata la via normale)
  • I fratelli Messner Reinhold e Günther conquistano per primi la cima salendo dal difficile versante meridionale lungo la parete Rupal
  • Reinhold Messner compie per primo la salita in solitaria dell’intera montagna, aprendo una nuova via dal versante Diamir
  • La francese Lillian Barrard porta a termine la prima ascensione femminile
  • L’italiano Hans Kammerlander compie la prima discesa con gli sci dalla vetta lungo la parete Diamir
  • Nives Meroi è la prima italiana a raggiungere la cima
  • Gli americani Steve House e Vince Anderson aprono una nuova diretta sulla parete Rupal
  • Gli scozzesi Sandy Allan e Rick Allen effettuano la prima salita della cresta sud-ovest, la cresta Mazeno, che separa la parete nord-ovest da quella sud-est
  • Viene compiuta la prima scalata invernale dal pakistano Ali Sadpara
  • Nel 2019 l’italiano Daniele Nardi e il britannico Tom Ballard hanno tentato l’ascesa dallo sperone Mummery, ma nel corso dell’impresa si sono perse le loro tracce. Vengono trovati morti dopo oltre due settimane dall’inizio delle ricerche.

Conclusioni

La posizione piuttosto isolata del Nanga Parbat ha dato origine a un massiccio molto esteso in lunghezza, con pareti particolarmente ripide che offrono vere sfide agli appassionati di scalate.

Ha fama di essere una “montagna assassina”, per via delle numerose persone morte nel tentativo di raggiungere la cima. Ben 31 scalatori hanno perso la vita sulle sue pendici prima dell’impresa dell’austriaco Buhl, che è riuscito a salire in vetta ne 1953. Da allora, oltre 60 alpinisti non sono più tornati alla base, a fronte di meno di 300 salite che hanno invece avuto successo.

Tuttavia  la montagna è solo al terzo posto nell’elenco delle vette più rischiose, con un tasso di mortalità di circa il 22%. Al primo posto di questo triste elenco c’è l’Annapurna con un tasso di decessi stimato tra il 27 e il 41%, seguito dal K2.

È vero che chi raggiunge queste montagne lo fa principalmente per scalarle, ma la regione intorno al Nanga Parbat, per chi vuole evitare i pericoli di ascesa tecnica, si presta anche per escursioni e trekking di più giorni.

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